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    Cronologia della Sardegna romana

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    La cronologia della Sardegna romana può essere sostanzialmente fissata sulla base delle fonti letterarie e soprattutto della documentazione epigrafica, numismatica, archeologica oltre che, per il tardo impero e sui testi giuridici

    La Sardegna romana

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    Prospettiva sulla storia della Sardegna e della Corsica: i rapporti delle due isole con Roma risalgono ad alcuni secoli prima della nascita della provincia romana e sono legati ai tentativi di colonizzazione lungo la costa orientale della Corsica e anche della Sardegna

    La Sardegna romana

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    I rapporti della Sardegna con Roma risalgono ad alcuni secoli prima della conquista romana, che avvenne tra la prima e la seconda guerra punica: infatti forse già nel VI secolo a.C., in occasione del primo trattato tra Roma e Cartagine, l’isola era stata sostanzialmente aperta al commercio romano; più tardi, all’inizio del IV secolo a.C., potrebbe esser stata fondata la colonia romana di Feronia nella costa orientale della Sardegna (Posada), con l’arrivo di 500 coloni. Fu solo con il secondo trattato tra Roma e Cartagine (348 a.C.) che la Sardegna fu inserita in quella parte del Mediterraneo controllata da Cartagine, nella quale i Romani non potevano né accedere né fondare città

    La Sardegna romana

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    Sommario: 1. L'occupazione romana. - 2. La Sardegna e Roma: da Gaio Gracco a Cesare. - 3. RomĂ nia e BarbĂ ria. - 4. L'origine africana dei Sardi: i Sardo-libici. - 5. La resistenza dei Sardi contro i Romani. - 6. L'agro pubblico. - 7. Il grano della Sardegna e le campagne. - 8. Le altre attivitĂ  economiche. - 9. Il mare e la pesca. - 10. Ricchi e poveri. - 11. La religiositĂ  popolare

    Le Relazioni tra Africa e Sardegna in etĂ  romana: inventario preliminare

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    Al di là del mito, può essere sostanzialmente condivisa la realtà di forti e significativi contatti tra l'Africa numida e la Sardegna nuragica: queste relazioni indubbiamente si intensificarono con l'arrivo dei Fenici e, in epoca ormai storica, con la dominazione cartaginese, per la quale si pongono problemi d'interpretazione piu facilmente risolvibili da archeologi e storici. In questa sede si tenterà di stabilire se questi scambi di popolazione proseguirono anche in età romana e soprattutto se quest'integrazione culturale tra Africa e Sardegna continuò in maniera notevole, oppure si ridusse fino a diventare trascurabile, nel quadro di una generica uniforme cultura latina. La romanizzazione della grande isola mediterranea conobbe indubbiamente fasi comuni a quella delle province africane, dovute - se non si vuole pensare ad una simile matrice etnica - alla situazione geografica e soprattutto all'uguale esperienza punica, vissuta rispettivamente su un sostrato nuragico e libio-numida

    Influence of different drying parameters on the composition of volatile compounds of thyme and rosemary cultivated in Sardinia

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    The shelf life of spices is traditionally extended by drying. Fresh herbs, due to their high water content, undergo microorganism growth and adverse biochemical reactions. On the other hand drying may result in a lot of physical and chemical alterations. Air and oven-dehydration are the main methods used to stabilize spices. During oven drying, in general, losses of volatile compounds are directly dependent on the temperature and time used. This paper deals with the effect of different drying temperatures and air fluxes on the volatiles in rosemary (Rosmarinus officinalis L.) and thyme (Thymus officinalis L.) cultivated in Sardinia. Fresh leaves were collected and soon divided in two batches, which were subjected to hydro distillation and GC-MS analysis, the first batch as fresh, the second one after drying in a laboratory pilot dryer. Three drying temperatures were used, 30, 38 and 45°C, and for each one two airflow rates were set. The fresh and dried plant material were hydro distilled for 4 hours using a Clevenger-type apparatus (Italian Official Pharmacopeias X). The oils (liquid and light yellow) were recovered directly from above the distillate without adding any solvent and stored at –20°C before analyses, which were carried out on two replicates of each sample by gas chromatography, using a flame ionization detector. The diluted samples were injected using a split/splitless automatic injector (using 2,6-dimethylphenol as internal standard). Qualitative analysis was done by GC/Mass and mass units were monitored from 10 to 450 at 70 eV. Results of the influence of the different drying conditions on volatile compounds of the two herbs will be reported

    La Sardegna dalle origini all'etĂ  vandalica nell'opera di Giuseppe Manno

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    I primi due volumi della Storia di Sardegna di Giuseppe Manno comparvero in prima edizione tra il 1825 ed il 1826, in un periodo che precede non solo la falsificazione delle Carte di Arborea ma anche le grandi scoperte archeologiche ed epigrafiche del canonico Giovanni Spano, padre dell'archeologia della Sardegna. Da un lato dunque l’opera costituisce un’eccezione nel panorama della produzione dell’Ottocento, per non essere ancora inquinata dal mito delle Pergamene d’Arborea; d’altro lato però si colloca in un periodo in cui non erano stati ancora acquisiti i risultati degli scavi archeologici promossi nell’isola, il che spiega i molti limiti dell’opera, soprattutto per l'età imperiale romana, che non può giovarsi delle indagini topografiche e archeologiche e dell'apporto delle numerose iscrizioni latine anche di carattere pubblico e con riflessi sull'amministrazione provinciale e cittadina, venute alla luce e comunque studiate a partire dalla metà dell'Ottocento ed inserire nel 1883 nel X volume del Corpus Inscriptionum Latinarum . Quella del Manno fu una ricerca affrettata, svolta in pochi mesi, senza adeguati strumenti dell'analisi filologica e la profondità dell'indagine storica, anche se non manca una riflessione pacata, non priva di acume e di ironia, che si differenzia nettamente dalla posizione di tutti gli studiosi precedenti. In particolare il Manno supera senz’altro l’impostazione annalistica dell’opera del Fara e dei suoi epigoni e si confronta in modo nuovo con le fonti letterarie, utilizzate con disinvoltura e con ampiezza. Egli del resto ammira l’opera del Fara, il De rebus Sardois, che gli appare però inquinata dall'utilizzo di Annio di Viterbo «impostore troppo noto per la pubblicazione da lui fatta delle supposte scritture di Beroso»

    Alla ricerca dell'identitĂ  perduta: il contributo dell'archeologia in Sardegna

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    La definizione dell'identità per molti non sarà probabilmente un compito afferente alla moderna scienza archeologica. Eppure il problema, dal punto di vista epistemologico, è più rilevante di quanto possa apparire. In Sardegna, e in altre terre, nazioni, regioni, popoli, è vivo il dibattito sull'identità, il confronto con il passato, la costruzione, non facile, della propria memoria culturale che implica sempre un riesame della storia. L'influenza che hanno su tale dibattito i contesti archeologici non è trascurabile: la costruzione della memoria che sta emergendo e si sta consolidando in Sardegna utilizza dati e immagini che appare opportuno osservare criticamente. Vorremmo così focalizzare, per ora in maniera preliminare, alcuni dei punti nodali della "ricostruzione del passato" e del rapporto memoria-storia localizzati fra l'età tardo-nuragica e quella romana, definite simbolicamente come l'età della libertà e quella della conquista. Lo schema dominante, non senza suggestione ed elementi di attendibilità singolarmente presi, si basa su un mondo nuragico che: a) fu l'unico e vero mondo dell'indipendenza proto-sarda, anche rispetto ai Fenici; b) resistette agli invasori fenici e cartaginesi fortificando le sue costruzioni e combattendo, con vittorie anche rilevanti, sino alla sconfitta; c) sconfitto, ripiegò nelle aree interne e montane, allontanandosi in maniera irriducibile dall'invasore semitico e romano e producendo un percorso resistenziale destinato a lasciare in quanto tale tracce di lunga durata, sino ai nostri giorni
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